La Cattedrale di San Sabino a Canosa: le origini nell'età di Giustiniano

La Cattedrale di San Sabino a Canosa alcuni risultati straordinari nella individuazione di murature certamente di età tardoantica e di una serie di altri elementi, tra cui numerosi mattoni sabiniani utilizzati nelle murature e nella copertura del nucleo originario, già effettuata alcuni anni fa, più recentemente asportando l’intonaco che rivestiva l’interno della cupola laterale del presbiterio si è scoperto che è realizzata in tufelli con 33 cerchi concentrici resi con mattoncini, alcuni dei quali con il celebre monogramma del vescovo Sabino, e al centro la croce.

Questi elementi inducono a retrodatare la datazione dell’edificio al VI secolo d.C., e più precisamente al periodo di Giustiniano, come hanno dimostrato che il nucleo originario della chiesa di San Sabino (la chiesa romanica fu dedicata al santo nel 1101 alla presenza di papa Pasquale II) va attribuita al potente e attivissimo vescovo Sabino.  Si tratta di un edificio, straordinariamente ben conservato, con pianta a croce latina, a tre navate, con cupole sulla navata centrale e nel transetto e molto probabilmente un atrio antistante. In questa chiesa, nella cripta posta sotto l’altare intitolato ai ss. Giovanni e Paolo la Vita di san Sabino, un’operetta agiografica redatta da un anonimo agli inizi del IX secolo, dice che fu posto il sarcofago con il corpo di Sabino.

Il vescovo cansino, presente spesso a Costantinopoli, nel 536 addirittura come capodelegazione occidentale, avrà certamente conosciuto personalmente i grandi edifici della capitale orientale, in particolare Santa Sofia, e con essi, con non poca grandeur, volle in qualche modo misurarsi nella sua straordinaria politica edilizia canosina.

 

A San Sabino infatti si deve anche la costruzione del monumentale battistero di San Giovanni, costruito accanto alla prima cattedrale canosina dedicata a Santa Maria (scoperta alcuni anni fa e da alcuni anni in corso di scavo da parte della nostra equipe dell’Università di Foggia), abbellita con nuovi mosaici dallo stesso vescovo canosino, che realizzò anche il grande complesso paleocristiano di san Pietro, dove volle la sua tomba .